#UniCredit: worst place to work? Ma come, con tutti i premi che vince?

E’ quanto traspare dall’ultimo comunicato sindacale delle sigle firmatarie (qui per leggerlo). In realtà è il solito comunicato “ciclostile” che abbiamo già letto e riletto negli ultimi 2 o 3 lustri. Sindacati che elencano problemi – sempre gli stessi tra l’altro – che si protraggono da decenni ed ai quali, senza remore e consci che tanto i lavoratori si “bevono tutto”, non nascondono che sono impotenti (o incapaci) nel risolverli. Lo scontro con l’azienda è da evitare, in fondo sono sempre stati sindacati concertativi, solo che ultimamente si confonde la concertazione con … l’attività notarile. E lo dicono proprio! Se nel comunicato scrivono:

(…) Abbiamo sottoscritto degli ottimi accordi sulle politiche commerciali in UniCredit (…)

qualche riga più in basso ammettono che sti accordi poi tanto buoni non erano, visto che non riescono ad eludere proprio ciò che si proponevano di evitare

(…) È necessario secondo noi definire nuove modalità/strumenti che impediscano da un lato pressioni sui colleghi  anche attraverso i nuovi strumenti digitali e, dall’altro, favoriscano la diffusione di una cultura aziendale che metta al bando chiaramente comportamenti scorretti.(…)

Traduzione: “Che Dio ve la mandi buona. Ma nemmeno troppo buona.” E soprattutto, non contate troppo su di noi. Ci abbiamo provato. Spiaze.

In fondo lo abbiamo visto con l’ultimo rinnovo del contratto di categoria centrato esclusivamente sulla componente economica; la parte normativa e dei diritti – che richiedeva più lavoro per farla digerire ad ABI – può aspettare (e poi si lamentano che la situazione in UniCredit non si risolva?).

Fantastica la chiosa finale che ricorda tanto la battuta del comico Paolantoni quando impersonava il “nonno multimediale” in “mai dire tv”: “Attendere prego. Calmo, calmo, bellooooo….”.

Sarebbe bello sapere di tutto ciò cosa ne pensa Mr.Orcel che giusto una settimana fa ci parlava della “cultura giusta”, che “se dovessi scegliere tra un miliardo di euro da spendere in tecnologia o la cultura giusta, sceglierei ogni volta la cultura giusta“. Bene, Mr. Orcel, sto miliardo “per fare la cosa giusta” lo spenda e dimostri non solo a parole quello in cui crede.

Nella realtà all’azienda le cose stanno bene come sono; altrimenti dopo più di dieci anni che si ripetono sempre le stesse identiche cose le avrebbe anche risolte, non credete? Ai piani alti sono consci che le organizzazioni sindacali abbaieranno ma mai e poi mai morderanno (quanto accaduto a qualche sindacalista non schierato sulle posizioni aziendali docet!); meglio mantenere un profilo basso. I lavoratori? Chi metterebbe a rischio il posto di lavoro per combattere da solo il “golia UniCredit”? Pochi per non dire nessuno. Il caso GOWM è lì a ricordarcelo tutti i giorni.

Mala tempora currunt, sed peiora parantur!

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